Mi sono chiesta, come mai tante donne praticano yoga e sono sempre di più nelle mie lezioni. Senza togliere merito all’aumentato numero di praticanti, nel corso degli anni, del sesso maschile in tutto il mondo.
Voglio riflettere con voi su quell’aspetto della pratica dello yoga che mi ha attratto. Quel lato femminile, emotivo e sensibile innato nella donna e che nella società attuale viene ripreso.
La donna cerca nello yoga un completamento della propria persona, quello che sente più carente nella propria vita attiva di donna attuale: quel lato femminile, ritmico, accogliente ed espressivo. Che trova nell’uso dei gesti, nelle parole, nel respiro e nel movimento giusto che permette loro di sperimentare quel senso di libertà attraverso un ritmo che le appartiene e le permette di sperimentare completezza, senza doverelottare una vita per arrivarci.
In tempi così complicati dove le donne sono vittime di una falsa idea della mascolinità e di un mondo a impronta maschile, è di vitale importanza che una pratica così, come lo Yoga, si diffonda in modo capillare o ramificato, per migliorare da dentro la società. Il fatto che le donne anno il ruolo indispensabile in questo percorso è veramente importante, anche a livello simbolico.
Lo Yoga permette alle donne di esprimere il loro immenso valore e permette di coinvolgere gli uomini alla riscoperta di sé, resettando definitivamente stereotipi, paure e ristrettezze di pensiero che non possono più far parte di una società moderna.
Anche l’uomo può ritrovare nella pratica questo aspetto che lo porta ad ascoltare il suo lato femminile facendolo emergere e andando oltre.
La pratica come medicina- se noi torniamo all’origine dello yoga, «Lo yoga è
considerato essere l’unione d’una cosa con un’altra – la quale “altra cosa” è ciò che occorre conoscere – allo scopo di realizzare ciò che dev’essere fuggito (e ciò che dev’essere eletto)». (Mālinīvijaya Tantra, IV.3; citato in Abhinavagupta, Tantrāloka, XII.6-7; in Luce delle scritture (Tantraloka), a cura di Raniero Gnoli, UTET, edizione elettronica De Agostini, 2013.)
La pratica non ci deve togliere anzi ci deve dare. In natura tutto è perfetto e anche noi siamo perfetti perché apparteniamo a questa legge universale nella quale la regina è l’armonia. Solo che ci siamo dimenticati di ascoltare dentro i diversi aspetti della nostra integrità.
In questa visione la pratica diventa una rieducazione dell’ascolto, una rieducazione del movimento e del restare fermi con noi stessi nel momento presente con quelle sensazioni che a volte sono gioia e altre volte sono inferno.
Ma è da questa percezione sottile che noi possiamo creare un cambiamento interiore che ci porta verso l’armonia o ci allontana da essa. Lo yoga è un metodo ben definito a seconda dello stile che pratichiamo ma la cosa più importante è come lo facciamo. Diventa un rituale interiore, un dialogo tra il fisico, la mente e lo spirito che fatto in un certo modo ci porta verso l’unità, ricordandoci chi siamo.