Ormai sono passati 3 anni e un mese da quando ho avuto l’intervento nella mia schiena. Per chi non lo sà ho rischiato di rimanere quadriplegica, ma il segno è rimasto nel mio cuore e nella mia schiena che avverte questo oggetto strano di 20 cm di larghezza che sostiene la mia colonna vertebrale.
In tutti questi anni, la pratica dello yoga e la meditazione sono stati dei grandi pilastri che mi hanno sostenuto.
Mi hanno portato ad sviluppare un pratica rigenerativa di ascolto profondo e accettazione amorevole.
Mi sono buttata nella ricerca intrinseca della pratica come medicina del cuore e così è stato.
Ma dall’anno scorso, 2024, dentro di me si muoveva qualcosa, volevo andare oltre come ho sempre fatto in tutte le cose della mia vita. Volevo mettermi alla prova, ma c’era qualcosa dentro di me che mi bloccava e si manifestava come sofferenza fisica. Questo mi ha portato fino a ieri a evitare certe asana, non solo per la frustrazione di sapere che non li potevo più fare ma anche perché mi sentivo di non essere più in grado di farcela. Tutto questo mi portava verso la chiusura, verso la inadeguatezza con il mio corpo, sentimenti ed emozioni provate in altri momenti della mia vita con rispetto a non riuscire mai a valorizzare o vedere le mie capacita artistiche e di nuovo erano qui a toccare la mia porta. Ma questa volta con una sfumatura diversa, ma era sempre lei a farsi sentire.
Parlando con Giulia, una persona che apprezzo molto e ammiro, mi aveva fatto capire qualcosa che io non vedevo. Mi ero chiusa nel mio mondo fantastico dal quale non volevo uscire, perché finalmente avevo trovato un pò di pace, invece, un altra parte di me voleva come sempre andare oltre i confini della mia essenza ma ero persa, avevo paura e non sapevo come fare e dove andare.
La manifestazione pura della nostra natura, mutante e cambiate della vita.
Finalmente mi sono buttata in questa esperienza di 2 settimane di Black Lotus senza avere aspettative al di la di quelle che sempre ho avuto 🙂 Ma una parte di me ricordava il vissuto passato, ricordava affermazioni come: ” il mio corpo risponderà al massimo” “niente mi può fermare” “sempre, fin da piccola, qualsiasi cosa mi propongo la faccio”.
Ma il mio corpo non era quello di prima, il male di schiena si manifestava giorno dopo giorno, sentivo di essere tornata a quel dolore che avevo provato nel letto durante la mia riabilitazione. Ho sentito tanta frustrazione, tristezza che nasceva dal cuore, dolore e sopratutto incomprensione perché la mia logica diceva che ero pronta per mettere nuovamente alla prova il mio corpo. Invece questa volta non era cosi, la mia mente diceva una cosa ma il mio corpo ne manifestava un altra. Le lacrime cadevano dagli occhi, il cuore sembrava come quello di un bambino perso che non trova la sua mamma, ero completamente desolata nel angoscia della accettazione.
In tutto questo contesto, mentre meditavo, mentre riflettevo insieme a Erico ho provato la gratitudine. Ho abbracciato la sofferenza che mi ero creata, al di là del dolore fisico che era reale. L’ho abbracciata cosi forte e chiudendo gli occhi ho cominciato a praticare ascoltando le sensazioni.
La pratica richiedeva di fare certe asana, ma il mio corpo aveva bisogno di essere accolto (o ascoltato?) in un altro modo. E cosi, piano piano il dolore diventava più lieve, la schiena iniziava a diventare più forte e stabile, il mio cuore è in pace con se stesso.
Tutto questo per accogliere l’essenza dello yoga, la pratica mi porta a scoprire chi sono, chi sono oggi, non ieri non quella che sarò domani, oggi. Lo yoga ci invita a non avere pretese ma solo di lasciare fluire il nostro corpo con il flusso naturale dell’universo. Il cambiamento, la trasformazione della nostra mente, la pratica stessa sono solo una manifestazione di quel cambiamento che accade nell’interno. Non sono altro che la manifestazione stessa di chi siamo. Non so fino a dove arriverò con i miei inarcamenti, sono consapevole che quel elemento strano c’è nella mia colonna vertebrale e che diventa un limite ma voglio esplorare tutto quello che posso per conoscere ancora qualcosa di più di me. Per potere essere un ponte di trasformazione e di aiuto per altri.
Una cosa che ho valorizzato è stato tutto il percorso profondo sulla mia schiena che ho fatto in questi 3 anni, il fatto di avere impostato la mia pratica in questa modalità e la meditazione, oggi mi hanno dato degli strumenti che sono stati di grande aiuto per potere affrontare i compensamenti estremi per la mia schiena. Altrimenti avrei fatto dei danni. Oggi mi sento più sicura di me stessa, mi sento di nuovo io, ho ritrovato la motivazione per dare un senso alla mia pratica personale.